Leonardi/Chiesi SEQUENZE 2019

26 ottobre – 18 novembre 2019

Cesare Leonardi (Modena,1935)
Il lavoro di Cesare Leonardi, architetto, designer, fotografo, scultore,
si distingue, oltre che per una produzione vastissima, per l’unitarietà
del linguaggio nei diversi ambiti, configurandosi come un progetto “trasversale” che muovendosi da una disciplina all’altra, ha sviluppato e alimentato un’unica ricerca progettuale. Difficile ripercorrere brevemente la storia di Leonardi senza premettere questo aspetto fondamentale della sua attività.
Lo studio del paesaggio e la progettazione del verde caratterizzano i suoi primi anni di attività, svolti dal 1963 al 1983 insieme all’architetto modenese Franca Stagi (1937-2008).
Parallelamente all’architettura il loro studio si occupa di design. La Poltrona Nastro, il Dondolo, la Poltrona Guscio e molti altri arredi (sedie, tavolini, lampade) compaiono alla fine degli anni Sessanta su riviste e libri di design internazionali.
All’inizio degli anni Ottanta Leonardi sperimenta una diversa idea di design, una produzione interamente artigianale senza committente, una produzione per sé. Si tratta della serie Solidi, elementi di arredo progettati a partire da un unico materiale, la tavola di legno per la casseratura del calcestruzzo e da un solo formato, 50×150 cm, multipli e sottomultipli.
L’interesse per la fotografia risale agli anni in cui Leonardi, adolescente, vive con la famiglia a Vignola. Passione che accompagna tutta la sua produzione quale strumento per documentare, indagare, scoprire: riprende gli alberi nelle diverse stagioni, le ombre proiettate dagli edifici su altri edifici, le città europee, le architetture storiche (esegue il rilievo fotografico del Duomo di Modena), le proprie sculture, i modelli di architettura, i prototipi e gli oggetti di design. Non si tratta mai di scatti singoli ma di composizioni in sequenza, che rappresentano attraverso fotogrammi il movimento, lo scorrere del tempo, le forme e i colori.

Andrea Chiesi (Modena,1966)
Il suo lavoro è rivolto fin dai primi anni Ottanta all’osservazione del paesaggio e alle sue trasformazioni. I primi lavori erano fumetti underground di cui
ha mantenuto il segno e l’approccio narrativo, un taccuino di disegni realizzati in metropolitana a Marsiglia durante la Biennale dei giovani artisti nel 1990 vinse il premio RTM, e proprio quest’anno un taccuino espanso è entrato a far parte del museo archeologico di Locri Epizefiri. Città, periferie, fabbriche e case abbandonate, la natura che ritorna, un viaggio nei luoghi che l’hanno chiamato e affascinato, li ha osservati e poi disegnati e dipinti, con pochi colori, bianco e
nero virato al blu, grigio payne e verde permanente scuro, con lo spirito del viaggiatore romantico.
Le tecniche sono pennarelli e inchiostro di china, pastello a olio e grafite su carta, e olio su tela di lino.